martedì 30 giugno 2009

101 - IL MIO AMORE TI PROTEGGA SEMPRE

Hearst fa leva, spostando la carne morta del mostro, cercando di liberarsi le gambe, rimaste incastrate. Una gigantesca pozza di sangue circonda il guerriero, completamente ricoperto del fluido vitale della creatura.
I nostri eroi sono attoniti, quasi increduli per il fatto di essere sopravvissuti. Isabel si affretta ad aiutare i feriti: Kerabi ha già ripreso conoscenza, ma Gilead ha riportato lesioni profonde. Solo la magia divina della sacerdotessa lo salva da morte certa.
"Dannazione, qualcuno dia una mano anche a me! Sono stanco di avere questo schifo addosso!" implora Hearst. Rune e Juan si adoperano per estrarre il guerriero dall'ammasso di carne che lo sovrasta, constatando fortunatamente che non ha riportato fratture agli arti.
"Guardate..." dice Gimble indicando la parete da cui erano entrati. "Il corridoio da cui siamo arrivati è ricomparso..."
"Grazie a Dio, possiamo andarcene da questo luogo maledetto e tornare a casa" dice Isabel, sollevata. "Non posso più sopportare di stare qua, usciamo al più presto!"
"No, Isabel, non prima di aver capito..." risponde Gimble, con tono però quasi paterno, quasi non volesse turbare troppo la chierica.
Lo gnomo si china su uno dei cadaveri dei soldati di Mallorea. La sua curiosità e il suo spirito di osservazione gli hanno già fatto intuire che c'è qualcosa di diverso in quest'ultimo.
Ci sono altri corpi nella sala, come era stato già constatato in precedenza. Tutti straziati, calpestati, dalla furia della creatura... quelli che avevano deciso di non suicidarsi, probabilmente hanno subito l'ira dell'Apocalisse.
Ma questo no. Nonostante l'armatura sia ammaccata e sporca di sangue, il suo corpo riporta ferite di minore entità, salvo quella che l'ha ucciso, procurata dalla sua stessa spada di ferro freddo, che lo trafigge da parte a parte. La qualità del suo equipaggiamento, la simbologia sull'armatura, lo qualifica di certo come un ufficiale della Guardia Imperiale.
"Guardate le sue mani, riverse a terra" fa notare lo gnomo. "Quest'uomo non può essersi suicidato, come gli altri. Costui è stato ucciso..."
Così dicendo Gimble comincia a rovistare tra gli effetti del poveretto, chiedendo ai compagni di aiutarlo nell'0pera, spogliandolo dell'armatura. Il volto del soldato, un uomo fiero sui trentacinque, dai baffi lunghi e curati, è contratto in una smorfia di dolore e tristezza.
Gimble mette da parte una pozione e un unguento argenteo trovati nello zaino.
"Torneranno più utili a noi che a lui. Quest'uomo era un ufficiale di Mallorea: tutti gli ufficiali dell'impero portano addosso una piastra metallica di riconoscimento, perché possano essere onorati se caduti in battaglia. Ci sarà utile a capire chi è costui."
Lo gnomo osserva un pezzo di catenina metallica, spezzato... non c'è traccia della piastra... possibile che qualcuno si sia premurato di sottrarla?!?
Tuttavia all'occhio attento di Gimble non sfugge un secondo monile, nascosto sotto la tunica, qualcosa di meno ufficiale della piastra, di più personale, intimo. Con mani gentili lo gnomo sfila un cammeo d'oro dal collo del soldato. Lo apre, con rispetto.
All'interno vi è un'incisione, una dedica: "che il mio amore ti protegga sempre". E un nome: Elidea Maenius.
Gli occhi di Gimble incontrano quelli dei compagni. In tutti loro le domande sono le stesse, e il mistero ben lontano dal trovare una risposta...
Cosa ci faceva qua la guardia imperiale, in un luogo sconosciuto al mondo intero? Si sono davvero suicidati? Perché l'ufficiale aveva tutto il suo equipaggiamento, ma non la piastrina di riconoscimento? Forse il nome di Elidea Maenius potrà dare qualche risposta...
"Ma prima di tutto dobbiamo andarcene da qui. Presto, ormai non c'è molto altro da vedere..."

venerdì 26 giugno 2009

100 - L'ULTIMO GIORNO

Hearst corre rapido verso uno degli angoli opposti all'entrata scomparsa, ancora inesplorati. Kerabi lo segue a poca distanza. I colpi di gong di Gimble e Rune distraggono il mostro, evitando che si concentri sui compagni.
Un ghigno soddisfatto compare sul volto di Hearst quando nota che anche in questo angolo c'è un gong, sollevato a quattro metri e mezzo di altezza lungo le scanalature delle pareti, sorretto da corde consumate.
Nel frattempo, Gilead corre analogamente lungo la parete opposta, fino a raggiungere l'ultimo angolo libero della stanza; anche qui un gong, a livello del terreno.
"Dobbiamo suonare i gong tutti assieme! Questa creatura sembra particolarmente sensibile a loro suono!" così dicendo, Hearst recide con un colpo netto le corde che sorreggono il gong nel suo angolo. Il pesante strumento metallico scivola lungo le guide per un metro, ma ad un tratto, inaspettatamente, uno dei sostegni si incastra, lasciandolo sospeso a mezz'altezza.
"Merda!!!" impreca Hearst.
Il mostro si agita furibondo, mentre le catene e le colonne a cui è imprigionato sembrano sempre più inadatte a contenere la sua rabbia. Hearst capisce che deve muoversi, e fa cenno a Kerabi di salire sulle sue spalle.
Intuendo l'intento del guerriero, il Desana sale con agilità quasi circense, e con un piccolo slancio s'aggrappa al gong. Il peso di Kerabi sblocca il sostegno incastrato. Hearst si leva appena in tempo per evitare di essere investito dalla repentina caduta del guerriero Desana e del pesante strumento metallico. Kerabi precipita malamente, picchiando la testa, perdendo i sensi. Ma almeno ce l'ha fatta.
"Isabel, va ad aiutare Hearst e Kerabi, presto! Io me la cavo" dice Rune.
Quando la sacerdotessa raggiunge la sua nuova posizione, è Gimble a coordinare l'azione: "Tenetevi pronti, al mio segnale, suonate tutti quanti i gong!!! ORAAAA!!!"
Gilead, Rune, Gimble e Isabel colpiscono, all'unisono. Il suono vibrante riempie la sala, e il mostro ruggisce, sofferente. La mastodontica creatura si inginocchia, stordita, ferita nell'udito. Le sue braccia gigantesche si muovono a vuoto, spazzando le zone circostanti, cercando di scacciare, di schiacciare con colpi istintivi, un nemico invisibile che non c'è.
"Funziona!!!" esulta Gimble. "Continuate a suonare!!! Non lasciate che si riprenda!!!"
I gong vengono suonati ancora, ripetutamente. Hearst lancia uno sguardo a Juan e i due scattano.
Hearst si avvicina cercando si evitare le artigliate casuali, ma non gli è facile. Juan, agile, affianca il mostro e con un paio di balzi, facendo leva sul gigantesco avambraccio, s'aggrappa alla spalla, intenzionato ad arrampicarsi fino alla testa. Con le braccia si tira su, si spinge, un balzo ed è lì, vicino alla nuca. Lo stocco s'infilza nella pelle dura, ma senza il risultato sperato.
Come per reazione, il mostro stordito si muove con uno scatto inatteso: Juan, sbalzato, viene proiettato con violenza contro una parete. L'impatto è terribile, ed il giovane fatica a rialzarsi, con la vista appannata e il caldo del sangue che scende in rivoli dai lati della bocca.
"Juan!!! Non mollare!!!" urla Hearst. I suoi colpi faticano a superare la pelle coriacea della creatura.
"Suonate! Suonate!" incita Gimble.
Hearst si concentra sulle ginocchia del mostro: solo facendolo abbassare ulteriormente potrà colpire i punti vitali. Colpisce ripetutamente, col massimo della sua forza, con la disperazione: "Devi cedere! Devi cedereeee!". Il rumore secco di un tendine che si spezza, come una frusta. La gamba gigantesca cede, tra i ruggiti di dolore del mostro. Hearst indietreggia per evitare di essere schiacciato, mentre la creatura si accascia quasi a terra.
Hearst non perde l'attimo. Ora l'Apocalisse è indifesa, ed egli si scaraventa sull'addome.
Spinge con tutto sé stesso lo spadone, in fondo più in fondo che può. Poi ci si appende tirandolo verso il basso, con tutto il suo peso, squarciandogli la pancia. Un fiume di sangue e viscere flaccide si riversano sul guerriero.
La terribile creatura, quasi sventrata, si contorce, con movimenti convulsi, sfasciando nel dolore la colonna proprio dietro Hearst, la cui catena quasi decapita il guerriero. Solo la sua resistenza soprannaturale le premette di sopravvivere.
Gilead abbandona la sua posizione, la spada in pugno, con l'intento di finire il mostro.
"Nooo! Gilead!!! Non è finita!!!" urla Gimble. Uno dei gong ora tace.
La mancanza del suono di un gong permette al mostro di riprendersi dallo stordimento e capire il lato da cui l'elfo si avvicina. L'artiglio dell'Apocalisse falcia Gilead. L'elfo caracolla a terra, verso una parete, privo di sensi, sanguinante e moribondo.
Un secondo colpo parte verso la zona di Rune, ed il monaco lo evita a malapena, grazie solo alla cecità del nemico: con una catena spezzata, la creatura è ora in grado di raggiungere anche gli angoli!
La situazione è critica: Juan si lancia sul gong abbandonato da Rune, evitando miracolosamente gli attacchi del nemico, e lo suona, all'unisono con i compagni.
La risonanza ancora una volta incapacita il gigante; le sue ginocchia cedono, le sue mani si chiudono a contenere il dolore dell'addome, la sua testa si abbassa mentre si rannicchia, quasi al livello del pavimento... e questa volta Hearst non perdona.
Per due volte la lama del guerriero fende l'aria, quasi decapitando la creatura. La testa taurina pende innaturale, con la lingua esposta, mentre il sangue scuro sgorga copioso sul corpo di Hearst. Il corpo dell'Apocalisse ciondola negli spasmi finali, poi cede e crolla, tentando di sopraffare Hearst senza successo col suo peso, nel suo ultimo disperato momento di vita.
Il Tempio dell'Ultimo Giorno trema, per l'ultima volta...

venerdì 19 giugno 2009

99 - LA MORTE E' CIECA

La sala è enorme e buia. La torcia illumina la vista del terrore più puro e mai provato dagli avventurieri.
Una mostruosa creatura di dimensioni mastodontiche si agita, incatenata a possenti colonne tramite otto catene, due per ogni arto. Il suo corpo ha fattezze umanoidi, ma la pelle sembra quella di un rinoceronte, piena di bubboni pruriginosi. La sua testa ricorda quella di un toro, di un demone, di una bestia: su di essa grandi orbite vuote sono circondate da sangue rappreso. Ecco perché non v'è reazione alla luce: il mostro è cieco.
"Piano... in silenzio" sussurra Rune, "lungo le pareti."
"L'uscita... non è possibile! Dov'è?!? E' sparita... guardate! C'è solo solida pietra dove siamo entrati!" dice Gimble con la voce spezzata. Nessuna uscita. Il misterioso corridoio d'ingresso scomparso. La torcia che non illumina la parte più lontana della grande sala.
"Dannazione! Strisciamo lungo le pareti, dobbiamo arrivare dall'altro lato. Ci deve essere un passaggio!" risponde Rune. Ma anche il monaco crede poco alle sue parole. Una sensazione di impotenza scende sugli avventurieri.
Il mostro ascolta il silenzio, sa che qualcuno è lì. Un passo falso dei nostri eroi potrebbe significare essere dilaniati da mani, artigli grandi quando un uomo.
La bestia si sporge in avanti, spostando le pesanti catene; fiuta l'aria, scopre i denti. E' talmente vicino pensa Rune... e guarda Kerabi, che trema... batte i denti... un rumore, no!
"VIAAA DI QUIIII!!!!" urla Rune. La bestia ruggisce, si solleva. Gli avventurieri si sparpagliano, la mano del mostro graffia la parete. Rapido. Rune spinge via Kerabi, ma viene investito in pieno.
Le unghie lo trafiggono come lame, la spinta è insostenibile. Il monaco viene scagliato in un angolo, la torcia cade lì vicino. Vomita sangue. Hearst osserva incredulo: è bastato un solo colpo a ridurlo in fin di vita!
Il mostro allunga il braccio per afferrare il monaco e finirlo... ma le catene si estendono al massimo, frenando le sue intenzioni. Le colonne tremano, la polvere cade dal soffitto.
"Presto!!! Negli angoli non può colpirci!! Correte!!!" grida Isabel, affrettandosi verso Rune.
Il monaco si rialza a fatica, aiutandosi, aggrappandosi ai sostegni di un grosso gong, incastrati in delle scanalature, come delle guide sulle pareti perpendicolari dell'angolo della sala.
"Tieni duro!" bisbiglia Isabel, mentre una luce curativa scaturisce dalle sue mani, alleviando il dolore di Rune.
Gilead e Gimble raggiungono rapidi l'angolo opposto lungo la parete dove c'era l'entrata, evitando le spazzate furiose della bestia. Là notano esserci un altro gong, legato agli stessi sostegni, ma sollevato lungo le scanalature con un sistema di corde e carrucole.
Nel frattempo Hearst copre la fuga di Juan e Kerabi verso l'angolo dove si trova Rune. Il mostro attacca con i suoi artigli poderosi, facendo tremare le parete ad ogni pugno. Le colonne minacciano di cadere ad ogni suo movimento, le catene di spezzarsi di colpo liberando la sua furia.
Hearst ferma la sua corsa in tempo, mentre il pugno del mostro si schianta sul muro poco dinanzi a lui. La sua cecità è l'unica ragione per cui sono ancora vivi, riflette il guerriero. Ed ora è il suo momento per contrattaccare.
Il colpo è facile: Hearst solleva lo spadone e lo fa calare con forza sull'avambraccio del gigante, con tutta la sua forza, una schiantata che potrebbe tagliare in due una persona... ma la lama si ferma, scalfendo solo leggermente la coriacea pelle della bestia.
Hearst non crede ai suoi occhi, ma non si fa sorprendere e con una capriola evita la manata di risposta al suo attacco, rifugiandosi nell'angolo di Rune.
"Maledizione, non abbiamo speranze..." dice Hearst in preda allo scoramento. "Ha provato a uccidermi come si uccidono le mosche... è davvero l'Apocalisse..."
Ad un tratto un rumore improvviso, rimbombante, scuote la sala. Gimble ha tagliato le corde che sorreggevano il gong nel suo angolo, facendolo scorrere fino a terra lungo le guide.
Il mostro grugnisce, e si agita tirando le catene spasmodicamente. La risonanza prodotta nell'impatto col pavimento sembra aver ferito il suo udito acuto.
Gli avventurieri si guardano, col fuoco della speranza che si riaccende nei loro occhi. No, forse non tutto è perduto.

venerdì 12 giugno 2009

98 - NON C'E' SCAMPO

Gilead cade all'indietro tremante, pallido in volto. Si spinge un paio di volte con le gambe, cercando di rialzarsi in fretta, ma totalmente scoordinato dalla paura.
"Via... via... via... scappiamo... scappiamo..." bisbiglia l'elfo, con gli occhi arrossati e la mandibola tremolante.
I compagni non se lo fanno ripetere due volte, e senza fare domande il gruppo scatta dandosi alla fuga, ritornando velocemente sui propri passi. Solo dopo diversi metri, all'altezza della spada abbandonata, i nostri eroi si fermano a prender fiato.
"Gilead cos'hai visto?" chiede timoroso Rune, quasi non volesse sapere la risposta.
"E'... è... gigantesco... era una sagoma enorme, alta almeno quattro o cinque uomini; un demonio, legato a quelle catene... non ho mai visto nulla di simile... andiamocene, presto! Non possiamo affrontare quella cosa!" la voce concitata di Gilead tradisce la sua voglia di uscire quanto prima dal Tempio.
Gli avventurieri continuano nel corridoio verso la stanza del combattimento con Azawak. Ma ad un tratto davanti a loro notano un cadavere: è un soldato di Mallorea, che giace trafitto dalla sua stessa spada, con le mani ancora serrate sull'elsa.
"Non è possibile... non è possibile!!!" negli occhi di Gilead si legge la disperazione. "Abbiamo sbagliato direzione, fermandoci.... non è possibile! Torniamo indietro!"
Ancora una volta i nostri eroi percorrono il corridoio correndo nell'oscurità... solo per ritrovarsi di nuovo dinanzi al cadavere del soldato malloreano, sulla soglia della stanza con l'orrore incatenato!
"Che razza di stregoneria è mai questa!" sbraita Hearst, ormai sull'orlo di una crisi di nervi. In tutta risposta un pesante sferragliare di catene e un grugnito profondo provengono dalla grande sala di fronte.
Gilead non osa scrutare in alto nella sala. Tuttavia oltre il primo soldato, nell'oscurità del grande salone, si notano le sagome di altri soldati, anch'essi probabilmente suicidi.
"E' terribile..." sussurra Isabel, realizzando nella sua mente. "... la guardie di Mallorea, intrappolate... sembra abbiano preferito la morte per loro stessa mano, piuttosto che affrontare quella creatura... l'Apocalisse!"
I minuti sembrano non passare mai. Nessuno fiata. Tutti sanno che non c'è scampo. Solo Kerabi sembra meno terrorizzato degli altri, come colui che sa di essere già un eroe condannato a morire.
Col silenzio, i grugniti, le catene, i movimenti nella grande sala della bestia si affievoliscono.
Dopo un'eternità, Rune fa un passo avanti: "Non abbiamo scelta: possiamo solo affrontare il nostro destino."

mercoledì 10 giugno 2009

97 - SUICIDIO

La morte di Azawak scuote il tempio.
Un ruggito profondo si diffonde dalle profondità, seguito dal rumore di pesanti catene che sferragliano, e tutto trema violentemente. La polvere si solleva dal pavimento, e precipita dagli interstizi tra le pietre del soffitto.
"Dio mio... ma cos'è?" bisbiglia preoccupato Gimble.
"C'è un passaggio che continua nelle profondità, dietro la parete che ho aggirato" dice Juan. "E' da lì che provengono questi lamenti."
Dopo essersi curati e aver recuperato alcune pozioni dai cadaveri degli imperiali, gli avventurieri si avvicinano al passaggio indicato da Juan.
Una grata blocca il passaggio, ma dopo una rapida ispezione Gilead non fatica a trovare il meccanismo di apertura.
"Non avrete intenzione di andare là dentro, vero?" realizza preoccupato Juan. "Se Azawak era chiamato Custode dell'Apocalisse... vuol dire che oltre quel corridoio buio troveremo l'Apocalisse... e vi confesso che non ho molta voglia di incontrarla! Su ragazzi... non mettiamoci nei guai... il nostro compito era sistemare Xokleng, poi è diventato uccidere Azawak, ora non vorrete mettervi contro l'Apocalisse! Con Azawak morto il problema è già risolto... questi selvaggi sono a posto e non romperanno più le scatole a Pinàr, andiamocene!"
"Juan non ha tutti i torti..." constata Rune.
"Tuttavia c'è ancora qualcosa che non torna: gli imperiali. Perché erano qui? Dobbiamo scoprirlo, e non mi tolgo dalla testa che chiariremmo molte questioni in sospeso" dice Gimble.
"Ma chi se ne frega! Non troverai tua sorella qui gnomo, te lo garantisco! E poi gli imperiali sono in questa sala, MORTI! Non oltre la grata..." ribatte Juan.
"Gimble ha ragione, potrebbe essere importante. Il fatto che alcuni imperiali siano morti qui non esclude che altri abbiano proseguito nel passaggio" dice pensieroso Gilead. "Suggerisco di proseguire per scoprirlo, ma evitiamo altri scontri, non siamo nelle condizioni di combattere ancora..."
I compagni annuiscono, Juan scuote la testa.

Il corridoio è buio e freddo. Insolitamente freddo. Alla luce delle torce, Gilead indica a Juan qualcosa a terra, poco più avanti. E' una spada, malloreana, abbandonata. Vicino ad essa macchie di sangue rappreso.
"Qualcuno è già passato di qua... e non era nelle sue migliori condizioni..."
Un rumore sordo accompagna l'ennesimo tremore, assieme allo sferragliare di catene. Questa volta ben udibile. Vicino. L'istinto di fuggire pervade gli avventurieri.
"Andiamocene, dannazione!" bisbiglia Juan. Ma Gilead prosegue facendo cenno ai compagni, ancora un po'.
Dopo alcuni metri giace a terra un altro cadavere, sempre un imperiale. La visione crepuscolare di Gimble e Gilead inoltre intuisce che oltre il raggio di illuminazione della torcia, il corridoio si apre su una stanza. Il rumore di catene trascinate a terra è ben udibile, accompagnato da sommessi grugniti.
Gilead avanza verso il cadavere, seguito a breve distanza dai compagni. L'espressione dell'elfo non riesce a trattenere una certa sorpresa: il corpo del soldato di Mallorea giace trafitto dalla sua stessa spada, con le mani ancora serrate sull'elsa!
La mente di Gilead si riempie di interrogativi e paura... suicidio? o cos'altro? cosa può aver spinto a un simile gesto? L'elfo solleva lo sguardo scrutando nella stanza di fronte a sé, aguzzando la sua proverbiale vista per cercare indizi nell'oscurità... delineando i contorni, le sagome...
E capisce...

giovedì 4 giugno 2009

96 - IO SONO LA TUA APOCALISSE

Il crepitare di un raggio gelido alle spalle di Rune è indice del fatto che Azawak è tutt'altro che fuggito. Il monaco stringe i denti, le ferite si fanno doloranti.
"Non fatevelo scappare!" urla Gilead, incoccando rapido una freccia.
I nostri eroi si gettano all'attacco, ma il fattore sorpresa ha giocato a loro svantaggio. Azawak è rapido nel lancio di un nuovo incantesimo. I suoi gesti e parole sconosciute evocano una fitta nebbia che invade la stanza. Gilead impreca, scagliando due frecce senza poter vedere il bersaglio, udendole spezzarsi sulle pareti opposte, innocue.
Trovare lo sciamano nella nebbia è tutt'altro che semplice, colpirlo lo è ancora meno.
"Cercate di accerchiarlo, per Dio!!!" sbraita Hearst, intravedendo la maschera di leone nella nebbia. Il guerriero si getta all'assalto, quando gli occhi dello sciamano incrociano i suoi.
I gesti del corpo scuro di Azawak, le sue parole, rimbombano come tuoni improvvisi nella mente di Hearst. L'orrore di quella maschera che prende l'anima. Hearst suda freddo, la paura lo attanaglia. Una paura folle, irrazionale, improvvisa, senza spiegazione. "Che mi prende?" pensa il guerriero, scosso dalla terribile sensazione. Il respiro si fa affannoso. "Non... non è possibile... non posso... non devo avere paura!" Le lacrime rigano il volto di Hearst mentre fa ricorso a tutta la sua forza di volontà per resistere.
Un'ascia di pietra fende la nebbia. Lo sciamano cerca di scostarsi, ma la rudimentale lama affonda nella spalla. Kerabi urla come un ossesso mentre il sangue nero di Azawak sgorga dalla ferita.
Lo sciamano non dà segni di dolore, né emette alcun suono; egli risponde al colpo con una sferzata poderosa del suo bastone, che getta il guerriero Desana gambe all'aria contro una parete.
Rune si getta nella mischia, ma Azawak è veloce ed evita un suo calcio con un rapido movimento laterale. Il monaco si trova con l'avversario quasi alle spalle, ma se l'aspettava: si coordina, ricordando gli insegnamenti del suo maestro, e spostando indietro il suo peso affonda una inaspettata gomitata nello stomaco di Azawak.
Hearst sembra riaversi da un sogno; il suo sguardo non si stacca dalla ferita, dal sangue nero del nemico.
"Sanguina... *sanguina*... se sanguina può essere AMMAZZATOOOO!!!!"
Hearst si lancia come una furia sullo sciamano Kapinawa, sferrando attacchi ripetuti. Azawak tiene duro, parandosi dai colpi del guerriero e dei suoi compagni, costretto a indietreggiare, fuori dalla nebbia.
L'incalzare di Hearst e Rune si fa pressante, Gilead vede il nemico e le sue frecce si piantano nel suo corpo, Gimble incoraggia i compagni con la sua musica, Isabel si affretta a soccorrere Kerabi.
Azawak si infila in uno dei corridoi laterali, per evitare l'accerchiamento.
Mai si sarebbe aspettato lì la sua nemesi. Uno schizzo di sangue nero dallo stomaco dello sciamano lorda Hearst e Rune mentre la lama dello stocco di Juan lo trapassa da parte a parte.
"Io sono la tua Apocalisse..." bisbiglia Juan dalle ombre.
Le gambe di Azawak sembrano cedere, mentre il suo corpo pare sorretto solo dalla lama di Juan che affonda nelle carni. Lo sciamano sembra volersi torcere in modo innaturale per afferrare, straziare il suo carnefice, incastrato in questo aggancio mortale.
Ma prima che Azawak possa fare qualunque altra cosa, Hearst rovescia lo spadone impugnandolo come fosse un giavellotto, e sferra un colpo micidiale che trapassa il costato del Custode dell'Apocalisse, con una violenza tale da inchiodare arma e sciamano al muro di fronte.
Azawak ha un fremito, la sua testa ciondola, poi si abbassa.
Infine la maschera cade. Il teschio di leone rimbalza sul terreno, rivelando l'orrore irrazionale di un moncherino di collo a cui era appoggiata.
Azawak non aveva testa...

lunedì 1 giugno 2009

95 - LAMENTI DAL PROFONDO

Un'altra porta, distrutta a picconate, rievoca interrogativi senza risposta. I cadaveri degli imperiali, l'Idolo del Fuoco sottratto per aprire le grandi porte che sigillavano le camere antiche del Tempio, tutti i dettagli inspiegabili della vicenda, instillano una sensazione di inquietudine che tormenta i nostri eroi. Un'inquietudine che cerca risposte nell'esperienza e nel passato, senza tuttavia trovare indizi... la strega dei mari... la battaglia con Sharuk... è assurdo pensare come gli eventi li abbiano portati qui, in un luogo dimenticato da Dio, ma evidentemente noto agli imperiali, se veramente di imperiali si tratta...
La torcia di Rune illumina la sala oltre la porta sfondata. Il monaco la getta verso il centro, come aveva fatto in precedenza. La stanza è bizzarra, con sottili pareti interne che si ergono quasi fino al soffitto, creando una sorta di stanza nella stanza. Al centro della sala, giacciono i corpi di due imperiali di Mallorea.
"Altri soldati... straziati dalle lance e dagli artigli dei Kapinawa, come i precedenti... ma cosa è successo qui?" bisbiglia Rune, con il volto contorto nell'espressione di chi sembra aver visto un fantasma.
"Dividiamoci" suggerisce Gimble. "Hearst, Kerabi ed io ci avvicineremo ai cadaveri. Rune, Juan armatevi di torcia e percorrete il corridoio laterale ricavato tra le pareti interne e quelle esterne alla nostra destra. Isabel, Gilead, fate lo stesso per il corridoio di sinistra."
Ognuno si muove cauto, come proposto da Gimble.
Il gruppetto dello gnomo è ormai vicino ai caduti, quando ad un tratto Azawak si manifesta, comparendo dal nulla, in fondo alla sala interna. Lo sciamano gesticola e bisbiglia suoni arcani, e la sua mano si ricopre di una sottile brina, quindi allunga il braccio, e dalle sue dita scaturisce un raggio gelido che spegne la torcia gettata da Rune. Le pareti interne impediscono alle torce dei compagni di illuminare la stanza. Buio pesto.
Gimble sente i suoi nervi cedere: lo gnomo urla come un forsennato e indietreggia incespicando.
"Gimble stai calmo! Illumina l'area!" grida Hearst, cercando di non farsi prendere dal panico.
Nel frattempo, udite le urla di Gimble, i compagni nei corridoi esterni si adoperano per aggirare in fretta le pareti divisorie, in modo da sbucare su due entrate laterali sulla sala centrale. Quando la luce delle loro torce torna ad illuminare la sala, Azawak è circondato da sei guerrieri zombi Kapinawa.
Protetto dai non-morti, lo sciamano bersaglia indisturbato gli avventurieri con i suoi incantesimi di freddo e debolezza.
"Riparatevi, dietro le pareti interne! Isabel, fai qualcosa per quei morti!" grida Hearst, con le ustioni da freddo doloranti. Un raggio verdognolo scagliato da Azawak colpisce in pieno il guerriero durante la sua ritirata. Hearst sente la sua forza prosciugarsi, lo spadone diventa un fardello doloroso da sollevare, i suoi muscoli non rispondono. La paura lo attanaglia allo stomaco: senza la sua forza, anche la fiducia in sé stesso viene meno.
Isabel, riparata a ridosso dell'entrata laterale di sinistra, fa ricorso al suo ultimo rituale contro i non-morti. La chierica stringe al petto il simbolo sacro dell'Angelo della Conoscenza, e con gli occhi chiusi e le labbra tremanti, invoca il suo potere: "Erevos, ti supplico, concedimi la tua forza..."
La consueta luce blu brillante scalda il simbolo tra le dita di Isabel. Rinfrancata nell'animo, la sacerdotessa esce dal suo riparo esplodendo il potere di Erevos in direzione dei Kapinawa.
Azawak, solleva il bastone, per contrastare il potere dell'Angelo Primevo, senza successo. Gli zombi disperdono le fila, sfuggendo al controllo del loro signore, cercando riparo il più lontano possibile dalla luce di Erevos.
"Oraaaaa!! Caricatelo!!!"
L'incitamento di Rune smuove gli animi. Il monaco, Hearst e Kerabi si gettano all'attacco all'unisono, mentre Gimble ne ispira il coraggio con la sua musica bardica. Gilead esce dal suo riparo vicino a Isabel e incocca le frecce, pronto a colpire. Solo Juan resta al riparo, iniziando a percorrere nascosto nell'oscurità il corridoio formato dalla parete interna sul fondo della stanza.
La furia degli avventurieri sta per scagliarsi su Azawak, quando lo sciamano riesce appena in tempo a recitare un incantesimo e sparire nel nulla.
"Dannazione! No! Non fuggirai ancora!" urla Hearst esasperato, sventagliando con fatica lo spadone attorno a se, nel tentativo di colpire il nemico invisibile.
Nel frattempo Juan, muovendosi nell'oscurità, viene investito da una corrente di aria gelida, indice di un passaggio che si apre perpendicolarmente, addentrandosi in profondità del Tempio.
Il giovane si ferma per un istante, quando all'improvviso un lamento orribile e profondo, accompagnato dallo sferragliare di catene invisibili, giunge da un luogo lontano sepolto nel tempio. Tutto trema, la polvere cade dal soffitto. Juan ha la sensazione che il suo cuore abbia smesso di battere.
Un terrore ancestrale e inspiegabile corre lungo la schiena dei nostri eroi...