venerdì 28 novembre 2008

50 - IN VIAGGIO VERSO SUD

L'imbarcazione capitanata da Vasco Tenzio salpa con il suo eccentrico equipaggio il giorno seguente, dopo una "manutenzione straordinaria" portata a termine in meno di una nottata... e che infatti non sembra aver dato risultati apprezzabili. Il timone della bagnarola guidata da Vasco scricchiola paurosamente ad ogni manovra, minacciando di staccarsi di colpo. Il tutto mentre il mozzo di bordo, detto "Turbo", si dà un gran da fare per sistemare le vele, tirare cordami, effettuare riparazioni improvvise e di emergenza. Le sue imprecazioni costanti nei confronti del suo aiutante "Spettro", che sembra essere sparito nel nulla su un peschereccio dove non si riuscirebbe a nascondere un bel niente, spiegano il perché del soprannome di quest'ultimo.
Entro il tramonto la Mandibuona, dopo aver circumnavigato l'isola di Salamanca costeggiando il versante orientale, prosegue in direzione sud verso il mare aperto. Juan sembra in assoluto il più preoccupato: la sua esperienza di marinaio gli consente di apprezzare con maggior realismo l'equilibrio instabile della loro imbarcazione, che, nella sua testa, non ha alcuna possibilità di arrivare a destinazione.
Mentre Grey osserva il mare assorto nei suoi pensieri, Isabel si avvicina.
"Grey, cosa sai dirmi del nemico che stiamo per affrontare? Voglio dire, sappiamo che è un mezzelfo trafficante di reliquie, una persona senza scrupoli, che assolda sicari... ma non sappiamo nulla su cosa ci attende effettivamente quando lo incontreremo. Insomma... *chi* è Sharuk?"
"Una Guardia Nera" dice laconico il paladino.
"Co... cosa?!?!?!"
L'espressione sorpresa di Isabel attira l'attenzione dei compagni, che si avvicinano ai due.
"Non temere" dice Grey, il volto impassibile come la pietra. "Avrete il mio aiuto e le mie protezioni. Inoltre, se Larus ed io non fossimo certi delle vostre capacità, non vi avremmo mai affidato questa missione."
Juan si gira e si allontana irritato, borbottando tra sé e sé: "Facile parlare, paladino, quando il sangue e le ferite non sono le tue. Spero solo che le tue *protezioni divine* funzionino come dici..."

giovedì 27 novembre 2008

49 - RITORNO A TAVISTOCK

Grey accompagna gli avventurieri fuori dalle porte di Salamanca. Viaggeranno di notte, riposeranno una volta trovata un barca a Tavistock che li porti alle Isole Blu.
Il paladino è silenzioso. Sin dal loro primo incontro si è rivelato essere un tipo di poche parole. Per la missione, nonostante il voto di non violenza, Grey è vestito con una armatura grigia di ottima fattura e armato di una spada bastarda posta in un fodero splendidamente decorato.
La voce squillante di Gimble rompe il silenzio della notte estiva: "Toglimi una curiosità, Grey... se hai fatto voto di non violenza, perché te ne vai in giro con quell'aratro sulle spalle?"
Per la prima volta il paladino sorride, benevolo: "E' un deterrente, piccolo amico, solo un deterrente..."
L'alba di Tavistock accoglie i nostri eroi al loro arrivo, mentre l'odore del pane appena sfornato e il rumore del mercato del pesce accompagnano il risveglio della città portuale.
Il gruppo di avventurieri, dopo aver comprato una pagnotta fresca come colazione, si avvia senza perdere tempo verso i moli in cerca di un'imbarcazione.
Più di una volta il gruppo avvicina marinai chiedendo di essere trasportati alle Isole Blu. Tuttavia la risposta risulta infine sempre la stessa, seppur con differenti sfaccettature.
"No, sono troppo lontano, e la nostra barca non è adatta per quei mari", oppure "Siamo una nave commerciale, non ci conviene andare così a sud... e poi come la mettiamo con i pirati?", e ancora "Siamo solo un peschereccio! E... e poi... si parla di mostri marini in quei luoghi lontani!"
Dopo diverse ore, sfiniti, i nostri eroi si scambiano sguardi perplessi.
"Pensate anche voi quello che penso io, vero?" dice timoroso Rune.
Lo sguardo di tutti si sposta verso l'ultimo molo, quello in fondo, mezzo abbandonato.
Juan si giro di scatto verso gli altri: "Non state dicendo sul serio, vero?"
"Vedi forse altre soluzioni, Juan Siqueira Roberts?" ribatte Rune.
Lo sguardo di Grey rimane fisso sull'ultimo molo, sulla bagnarola ormeggiata dal nome "Mandibuona". Persino il volto sempre impassibile del paladino tradisce una smorfia di preoccupazione...

giovedì 20 novembre 2008

48 - ARMI PERFETTE

Gli avventurieri fanno ritorno in superficie, dove li attendono Juan ed Elvogesto.
"Avete trovato ciò che cercavate?" chiede scorbutico il vecchio custode. Alla risposta affermativa dei nostri eroi, aggiunge: "Bene, allora non avete più nulla da fare qui! E ora, sparite!"
Senza stare a discutere oltremodo con Elvogesto, il gruppo esce dal cimitero.
Tuttavia, a Juan non sono andate giù le parole del vecchio ubriacone. Staccandosi dal gruppo, già diretto al negozio di Tolkarr, si intrufola nel cimitero e silenzioso si avvicina alla baracca di Elvogesto. Dopo aver appurato l'assenza del custode (probabilmente impegnato tra le tombe del cimitero), da un'occhiata in giro, intercettando quasi subito alcune bottiglie di rum e liquori. Un sorriso malefico si dipinge sul volto di Juan, mentre versa per terra il contenuto delle riserve di Elvogesto...
Nel frattempo gli altri componenti del gruppo raggiungono il negozio di Tolkarr. L'ora è tarda, ma il nano non dorme ancora, e attende ansioso il ritorno degli avventurieri.
"Allora, ce l'avete fatta?" dice scattando in piedi quando Hearst fa capolino sulla porta del negozio.
Hearst consegna il martello al nano, il cui volto s'illumina di felicità: "Grazie! Grazie! Grazie! Avete salvato la mia attività, e ridato l'onore a Forgar! Permettetemi di stringervi la mano... sì, beh, anche a te orecchie a punta!"
"Vacci piano, Tolkarr!" lo interrompe Hearst. "La stretta di mano va bene, ma avevamo pattuito un compenso. Seicento monete in oggetti."
Il nano prova a fare lo gnorri: "Ooooh, davvero?!? Ma suvvia tra amici..."
"Tolkarr!!!"
esclamano gli avventurieri all'unisono, guardandolo torvi.
"... Umm... beh... sì, ve lo siete meritati... mi stavo solo quasi dimenticando di questo *piccolo* particolare..." balbetta Tolkarr.
La compagnia contratta con Tolkarr la preparazione di uno spadone per Hearst e di una spada corta per Juan. Il nano garantisce che saranno pronte in una settimana per l'arma piccola, due per lo spadone... e saranno le migliori armi che gli avventurieri hanno mai visto!

martedì 18 novembre 2008

47 - LA CRIPTA DEI MAGROLDES

La cripta si snoda nell'oscurità attraverso numerose sale, in cui molti loculi contengono i componenti della famiglia Magroldes. I nostri eroi cercano accuratamente il nome di Enrico Magroldes, andando spediti nelle sale con le tombe di donne e infanti della famiglia, procedendo con cautela in quelle dove riposano i componenti maschi.
Superate le prime sale, gli avventurieri si imbattono in un bivio ai piedi di una corta scalinata: tuttavia il percorso sembra obbligato, in quanto uno dei due passaggi è sigillato da una porta a saracinesca in ferro battuto.
Mentre avanzano nell'oscurità accompagnati solo dalla fioca luce della torcia, Gilead allerta ancora una volta i compagni. Passi pesanti si strascicano nel buio di fronte a loro.
Con movimenti lenti e meccanici alcuni non-morti escono dalle ombre dinanzi al gruppo. Si tratta di creature con le carni putrescenti, che indossano vecchi vestiti eleganti appartenuti alla loro carriera in vita di burocrati.
"Zombi!" esclama Isabel, afferrando con la mano destra il simbolo di Erevos attorno al suo collo. "Lasciateli a me!"
La Contemplatrice chiude gli occhi e sussurra una preghiera, invocando, mentre la sua voce cresce imperiosa, il potere del suo Santo. Dal simbolo esplode una luce intensa e blu che avvolge i non-morti. I più vicini crollano, distrutti dal potere sacro, gli altri indietreggiano respinti dall'aura divina.
Liberata la via, gli avventurieri si inoltrano nelle profondità della cripta. Ad un certo punto giungono in una sala laterale, in cui un sarcofago centrale è circondato da molti loculi sulle pareti della stanza. Un epitaffio inciso sulla bara centrale recita così: "Qui giace Mercurio, primo figlio di Dante, con affetto lo circonda la sua discendenza".
Dante... dev'essere il nome del fantasma...
Hearst da un'occhiata al sarcofago, tastandone il coperchio: sembra molto pesante. Ad un tratto Gilead richiama l'attenzione dei compagni. Il suo indice punta nella direzione di un loculo, il cui nome scritto con lettere in metallo fissate nel granito, è chiaramente leggibile: Enrico.
"Mmmm... guardate qui..." Rune interrompe gli altri. "Sembra che le lettere dei nomi ruotino..."
In effetti ad un esame più attento, gli avventurieri notano che tutte le iniziali dei nomi che compaiono sui loculi possono ruotare con scatti ad angolo piatto.
Gimble, fulminato da un'idea improvvisa, esclama: "Proviamo a ruotare le lettere che compongono il nome dell'avo di costoro, Mercurio!" e così dicendo inizia a ruotare la M di un loculo su cui è inciso il nome Modico.
Seguendo l'esempio dello gnomo, tutte le lettere del nome Mercurio vengono ruotate. Il coperchio del sarcofago al centro della sala si allenta con un rumore sordo.
Hearst si avvicina con circospezione. Grazie alla sua forza fa scivolare il coperchio, liberando completamente la bara. All'interno riposa lo scheletro di un uomo, con vestiti eleganti e ricchi anelli alle dita. Ma la cosa più peculiare è che al collo porta una chiave di bronzo.
Rune prende la chiave e la sfila delicatamente, ma lascia stare i gioielli.
"E ora riprendiamoci il martello" dice Hearst. Il guerriero prova ad aprire il loculo di Enrico Magroldes, ma non riuscendo a rimuovere la lapide di pietra, decide senza mezze misure di sfondarlo.
Gli avventurieri estraggono la bara e la aprono, constatando al suo interno la presenza di Forgar e del martello.
"Ben fatto." dice Gimble. "Ed ora torniamo su... non abbiamo molto tempo. Grey ci aspetta."

lunedì 17 novembre 2008

46 - PAURA DEL BUIO

Hearst fa scorrere con un rumore sordo il pesante lastrone di pietra che chiude la cripta della famiglia di notai. Il freddo del sottosuolo lo investe, accompagnato dall'odore tetro delle catacombe.
Una scalinata di pietra scende nell'oscurità. Il guerriero muove i primi passi, mentre Gimble accende una torcia. Solo Juan resta indietro, immobile.
"Juan, che fai? Non vieni?" chiede Isabel.
"Non se ne parla!" esclama Juan, sorprendendo i suoi compagni. "Lì sotto è sporco e freddo e... e poi ci sono i morti! A me non piacciono i morti! Soprattutto quando la smettono di essere morti e si muovono!!!"
Gli avventurieri insistono cercando di convincere Juan a scendere, ma senza successo. La posizione del marinaio è irremovibile. Rassegnati, si avviano nelle profondità della cripta.
Giunti a metà scala, Gilead scorge uno strano bagliore in fondo ad essa, ed intima agli altri di fermarsi. Lentamente dinanzi ai nostri eroi si materializza una sagoma traslucida.
"Un fantasma... facciamo attenzione" sussurra Isabel, preoccupata.
L'apparizione ha le fattezze di un vecchio notaio, vestito di nero, con una voluminosa sciarpa di seta viola annodata a cravatta e tenuta assieme da un vistoso fermaglio col simbolo dei Magroldes.
"Andatevene!" dice il fantasma, con voce ferma e fredda. "Siete intrusi nel luogo di riposo della mia discendenza! Andatevene o ve ne pentirete!!!”. Prima che chiunque possa fare qualunque cosa, la figura traslucida si dissolve e scompare così com'era arrivata.
Gimble guarda i compagni preoccupato: "Cominciamo bene..."

mercoledì 12 novembre 2008

45 - TRATTATIVE

Tolkarr, sbalordito, non sa se credere alle parole degli avventurieri. In effetti il nano conferma di ricordare che lo stesso giorno della morte di Forgar era deceduto anche un ricco notaio di Salamanca, tale Enrico Magroldes. Evidentemente è suo il cadavere nella bara del fratello.
"Questo è quanto Tolkarr. Abbiamo fatto ciò che avevi richiesto, ma non possiamo andare oltre." dice Hearst.
"Non è possibile... questo significa che... che... non riavrò mai il mio martello! Non... non potete abbandonarmi adesso, dovete aiutarmi!" balbetta disperato Tolkarr.
"No, Tolkarr. Domani dobbiamo partire, non possiamo" ribatte Hearst. Il guerriero, gira i tacchi e fa per uscire del negozio, seguito dai compagni. Solo Rune, Gilead e Isabel sembrano restii a lasciare il nano in questa situazione.
"400"
La voce di Tolkarr inchioda Hearst sull'uscio: "Oggetti di perfetta fattura per un equivalente di 400 monete d'oro."
Hearst, Gimble e Juan si guardano d'intesa.
"600." dicono all'unisono.
"Maledetti ladr.... va bene, va bene, 600" corregge immediatamente Tolkarr vedendo il viso dei tre farsi torvo.
Isabel interviene: "Ma così dovremo posticipare la partenza di domani con Grey."
"Non è detto" controbatte Juan "le giornate durano fino a mezzanotte..."

I nostri eroi raggiungono il cimitero al tramonto. Questa volta però è necessario che Elvogesto chiuda letteralmente entrambi gli occhi: per questo Gimble non ha badato a spese e ha acquistato da Benito una pregiata bottiglia di liquore di Bakaresh, tra i migliori della collezione della Stella del Sud.
Quando il vecchio custode vede gli avventurieri comincia a imprecare sonoramente: "SPARITE!!! Non voglio avere nulla a che fare con voi!"
"Calmati vecchio! Siamo qui per chiederti un favore per rimediare ad un errore che hai fatto tu."
Detto questo, Gimble spiega per filo e per segno le scoperte della notte precedente.
"Quindi vi siete introdotti illegalmente nel cimitero, eh? Le guardie non saranno contente di sentirlo." dice Elvogesto.
"Già... ma noi racconteremmo perché l'abbiamo fatto, e di sicuro la notizia giungerebbe all'orecchio dei Magroldes, che vorranno sicuramente fare chiarezza... e tu sai che rischi il posto, vero?" risponde Gimble.
"Hai ragione piccoletto... ma ciò non cambia le cose. Non vi farò entrare nella cripta dei Magroldes. Se racconterete qualcosa in giro nessuno vi crederà, e verrete accusati di essere dei tombaroli..."
Elvogesto s'interrompe di colpo, vedendo ciò che lo gnomo gli dondola davanti: "Su su, vecchio! Mettiamo da parte gli antichi rancori e ragioniamo davanti ad un buon goccetto!"
Elvogesto deglutisce mentre strabuzza gli occhi: "E'... è... liquore di Bakaresh? Posso... posso... averne un... un... assaggio?"
Gimble sorride: "Ma certo vecchio. Vedi che ora siamo già amici. E come amico, sai già come aiutarci, vero?"

martedì 11 novembre 2008

44 - LO SCAMBIO

"Vai... vai Hearst, un po' più su... oh ooooh...."
Gimble cade rovinosamente su Hearst, che stava provando a sollevarlo il più possibile per scavalcare le alte mura del cimitero cittadino.
"Sssshhhttt... non possiamo fare rumore, volete che il vecchio si svegli?!?" sussurra Gilead.
Juan sospinge il cancello, mostrando che è aperto.
Isabel lo guarda e sussurra: "Ma... un minuto fa non era aperto, ho verificato io stessa."
Juan fa spallucce e non da risposta, come se non avesse capito di cosa sta parlando la sacerdotessa.
Gli avventurieri si accordano: Gilead e Gimble, grazie alla loro vista crepuscolare che permette di loro di vedere come gatti al buio, entreranno e faranno da guida a Hearst, il "braccio" dell'operazione.
I tre si muovono silenziosi, cercando di minimizzare il rumore dei loro passi sulla ghiaia. Trovare la giusta lapide al buio non è semplice, ma per fortuna il fato vuole che si trovi in un posto riparato, lontano dalla baracca dove dorme Elvogesto.
Hearst sfodera la pala che si è portato per l'occasione e comincia il lavoro di fatica. Ci vuole parecchio tempo per liberare la bara dalla terra che la sovrasta.
Una volta disseppellita la bara, usando la pala Hearst fa leva per aprirla. Scricchiolando, il coperchio della bara si solleva rivelandone il contenuto.
"Porc...!" esclama Hearst ad alta voce, prontamente richiamato dai compagni.
"Che c'è?" chiede curioso Gimble.
"Guardate qua! Questo non può essere Forgar!" dice Hearst.
Gimble e Gilead si affacciano sulla bara constatando con i loro occhi. Nella cassa da morto giace il corpo di un uomo elegantemente vestito ed emaciato. Gilead controlla la lapide... ma no, è quella giusta!
"E questo chi diavolo è?" dice l'elfo.
Gimble, rapido, prova a dare una controllatina al cadavere e sente al tatto qualcosa in una delle tasche del vestito funebre. Ne estrae un medaglione intarsiato.
Il piccolo bardo collega immediatamente: ha già visto quel simbolo, appartiene ad una famiglia di ricchi e tetri notai di Salamanca: i Magroldes!
I nostri eroi si guardano negli occhi, capendo contemporaneamente e con orrore ciò che il vecchio ubriacone ha combinato: Elvogesto non solo ha sbagliato martello, ma ha pure invertito dei morti!
Gilead perlustra velocemente il cimitero in cerca della cripta dei Magroldes e non fatica a trovarla. Tuttavia la tomba non risulta di facile accesso, a causa di un cancello di ferro battuto e di una pesante lastra di pietra.
La situazione si complica: gli avventurieri decidono di riorganizzarsi prima che qualcuno si accorga di qualcosa, quindi rimettono tutto a posto e se ne vanno.

lunedì 10 novembre 2008

43 - ELVOGESTO

"Non se ne parla proprio! Ciò che è sotterrato rimane sotto terra! Non mi interessa un fico secco del nano. Io non voglio problemi con i miei superiori. Per me tutto è andato per il verso giusto, il nano morto è sotto terra. Fine della storia."
Il puzzo del fiato alcolico del becchino è pestilenziale.
Il suo nome è Elvogesto. Nome strano, tipo strano. Il custode del cimitero di Salamanca è un vecchio alcolizzato e irascibile, rosso in viso e con i capelli bianchi e sporchi. Vive in una casupola all'interno del cimitero stesso, vicino alla quale ha ricavato un piccolo sgabuzzino per gli attrezzi. O forse è la sua casa che è stata ricavata dallo sgabuzzino per gli attrezzi...
Isabel cerca di approcciare il vecchio con gentilezza: "Elvogesto, per cortesia, parliam.."
"No! No! No! Quel nano malefico si merita tutte le sue sventure... e ora sparite!" sbotta Elvogesto, sbraitando a un palmo di naso dal volto della chierica, la quale trattiene il respiro per non vomitare.
"Caro Elvogesto, eppure ci sarà pur un modo per convincerti..." dice ammiccante Gimble, dondolando vistosamente tra le dita una fiaschetta di rum.
Gli occhi di Elvogesto si posano bramosi sul distillato, mentre deglutisce e si inumidisce le labbra.
Il custode scuote violentemente la testa, come a scacciare pensieri peccaminosi: "No, no, no! Non c'è modo... no!... a parte... no!... a meno che... un goccio... ma non di quello... " Elvogesto abbassa la voce e si avvicina a Gimble, quasi avesse paura di farsi sentire: "Ascolta, piccolo farabutto... io farò finta di niente, ma in cambio voglio una fiasca di delizioso liquore malkaviano, è una vita che non ne assaggio neanche un po'..."
"Liquore malkaviano?!? Qui sulle isole? E dove lo rimediamo!" protesta Gimble.
"Non mi importa! Questa è la mia condizione: prendere o lasciare!" sbraita Elvogesto.
Gimble guarda i suoi compagni, poi guardando il custode, dice a denti stretti: "E va bene, vecchiaccio..."

Quale luogo migliore per cercare un distillato raro se non la Stella del Sud, d'altronde ci sarà un buon motivo se la sua collezione è così rinomata.
Alla richiesta degli avventurieri, Benito fa spallucce: "Arrivate tardi ragazzi. Ho appena venduto per dieci monete la mia ultima bottiglia a quel mercante di Arx laggiù, che se la sta scolando con i suoi gregari". Quando si dice la sfortuna...
Rune si avvicina al tavolo del mercante, chiedendo con estrema cortesia se sarebbe disposto a cedere la sua bottiglia di liquore, anche per un sovrapprezzo.
Il mercante risponde malamente: "Sparisci ragazzo! Non vogliamo seccatori! E se non hai cinquanta monete con te, questa bottiglia sognala!"
L'occhio di Rune cade sulle mani dei gregari che scivolano già verso l'elsa delle loro spade. Meglio lasciar perdere con certa gente.
I nostri eroi decidono di comune accordo di lasciar perdere la strada del liquore. Juan sorride, dicendo: "Sarà meglio andare al cimitero questa notte, sapete... la notte porta consiglio!"

sabato 8 novembre 2008

42 - IL MARTELLO DEL FABBRO

"E' strano però che la milizia cittadina non si sia ancora occupata del licantropo..." chiede sorpresa Isabel.
Benito, senza sollevare lo sguardo dal bicchiere che sta pulendo con cura, risponde: "Ci sono già troppe grane perché il Capitano Meis perda il suo tempo su questa, che al momento non ha causato problemi alla cittadinanza. Già perché nonostante i terribili ululati e la paura della gente, il Lupo Mannaro non ha mai attaccato persone indifese. Le uniche sue vittime finora sono state alcuni farabutti che si aggiravano per le strade a notte fonda... gente comunque di cui onestamente non si sente la mancanza..."
"Troppe grane, Benito? Vale a dire?" incalza Gimble, curioso.
"Siete da poco sulle Isole, vero? Beh, innanzitutto Salamanca si sta occupando di un problema con i nativi che popolano la giungla vicino a Pinàr del Rio, divenuti particolarmente aggressivi. Non so perché il Governatore Correia si sia preso a cuore questa faccenda, ma sta di fatto che Vincent Meis si è trovato per le mani una bella gatta da pelare, e ha dovuto mandare fin là un discreto contingente di uomini, riducendo le forze impiegate nella difesa cittadina e nella lotta alla pirateria. Pirateria che nel frattempo non si è data una calmata giusto per fargli un favore..."

Il mattino seguente gli avventurieri escono di buon ora per fare rifornimento. La via commerciale li accoglie con i profumi e il caos delle bancarelle e dei negozi.
Giunti dinanzi all'armeria con l'insegna segata, non resistono alla curiosità di dare un'occhiata all'interno. Il negozio è ben attrezzato e ci sono molti oggetti di buona fattura. Hearst osserva, decisamente interessato.
"Benvenuti!" dice un nano dall'aspetto burbero e la voce roca "dei clienti finalmente!"
"...finalmente?" chiede Gilead.
"Oooooh, dannazione sì, finalmente!" risponde il nano inaspettatamente scocciato "In questo periodo non ne va dritta una al povero Tolkarr! Quindi un cliente fa sempre comodo... anche un *orecchie a punta* come te, che di solito non spende un granché in roba di metallo"
La risposta sarcastica di Tolkarr coglie impreparato Gilead, che si fa serio di colpo. I compagni sorridono gustandosi un classico: elfo e nano ai ferri corti.
"A cosa devi la tua *sfortuna* Tolkarr? Alla tua insegna così brutta e malconcia?" controbatte Gilead, tagliente.
"Fai poco lo spiritoso, mangiabetulle... il mio è un problema serio! Quell'insegna è tagliata perchè prima qui lavoravo con il mio caro fratello Forgar, prematuramente scomparso..."
Tolkarr è disperato perché le sue creazioni non sono più quelle di una volta.
"Alcuni mesi or sono, il mio povero fratello Forgar è morto di infarto a causa di una alimentazione poco corretta, e per le esequie mi sono rivolto, come è prassi, alla Chiesa di Salamanca. Il becchino, che è anche custode del Cimitero, è venuto qui alla forgia per predisporre la salma nella bara. Ora, qualcuno di voi dannati umani dovrebbe spiegarmi perché in questa strameledettissima città fanno solo bare per umani, lunghe e strette! Mio fratello ci stava due volte in altezza e mezza in larghezza! Vabbè... lasciamo perdere...
Uno degli ultimi desideri di Forgar era di essere seppellito con il suo martello da lavoro al fianco. Beh, dovete sapere che mio fratello era un fabbro formidabile, nonostante fosse mancino. Non ci crederete, ma il problema è che quell'idiota del becchino, ha messo nella bara il *mio* martello per destri anziché quello per mancini di Forgar!!! COME SI FA A NON RICONOSCERE UN MARTELLO PER DESTRI DA UNO PER MANCINI!!!"
Gli avventurieri cercano di trattenersi dal ridere di una sventura che per il nano sembra però molto importante.
"Beh, non hai provato a parlarne con il becchino per sistemare lo scambio?" chiede Rune.
"Ehmmm... sì, ma quel bastardo vecchio ubriacone non vuole saperne... beh, ammetto di aver perso un po' le staffe e aver esagerato con le parole..."
"Tolkarr, l'hai aggredito verbalmente?" chiede Isabel.
"Beh... sì... è volato anche qualche schiaffo... MA INSOMMA, DOVETE CAPIRMI!!! Senza il mio martello, io sono finito, ho perso il mio *tocco magico*, le mie armi non sono più perfette, e ahimè, i miei clienti se ne sono accorti!"
Hearst prende la parola: "Tolkarr, cosa ne dici: noi intercediamo per te e recuperiamo il tuo martello, e tu ci fai un cospicuo sconto... diciamo... duecento monete d'oro in oggetti"
"Tu sei pazzo, razza di bisonte!!! Duecento monete d'oro per due chiacchiere con un vecchio cialtrone...!"
"Ne va del tuo lavoro, Tolkarr..." bisbiglia Juan, cogliendo nel segno.
"Dannazione, sì... e va bene, aiutatemi e starò alle vostre condizioni..."
(Ill. The Blacksmith, by Batjushka)

mercoledì 5 novembre 2008

41 - LA "STELLA DEL SUD"

Gli avventurieri camminano pensierosi verso la via principale di Salamanca, dove sorgono la maggior parte delle attività commerciali, con la speranza di trovare una buona locanda dove pernottare. Il colloquio con il Monsignore ha insinuato molti dubbi sulla missione proposta da Larus, e complicato non poco le cose, abbattendo l'umore dei nostri eroi.
Percorrendo la via principale, Isabel nota una curiosa insegna che recita "Armi e armature da Tolkarr". La peculiarità sta nell'asimmetria dell'insegna, che sembra essere stata letteralmente segata sul lato destro.
Avanzando nella strada ancora abbastanza affollata nonostante l'ora prossima alla mezzanotte, i nostri eroi scorgono una locanda con tavoli all'aperto a cui siedono parecchi avventori, intenti a sorseggiare rum e caonabo, o a fumare pipe da cui provengono aromi pungenti.
Avvicinandosi, un cartello con disegnata una stella a quattro punte recita il nome del luogo, la "Stella del Sud". La locanda prende chiaramente il nome dall'omonima stella, la più luminosa nel firmamento in queste isole dimenticate da Dio.
L'oste, un uomo dal volto squadrato ed i capelli neri pettinati con una precisa riga di lato, si avvicina presentandosi.
"Buona sera viandanti! Il mio nome è Benito, come posso aiutarvi? Desiderate un buon bicchiere di rum delle migliori distillerie di Salamanca e non solo? La mia taverna vanta la più vasta e rifornita collezione di questo superbo distill..."
Un ululato distante interrompe il discorso di Benito, riportando alla mente degli avventurieri le voci udite alcune settimane fa a Tavistock riguardo il lupo mannaro di Salamanca.
Mentre le strade si svuotano rapidamente e le porte e le finestre vengono sbarrate, la compagnia entra nella locanda, seguita da Benito che assicura l'entrata con un catenaccio.
Gilead, con l'orecchio teso, bisbiglia tra e : "Odio i licantropi, sono creature malefiche... non meritano di vivere..."